domenica 1 settembre 2013

Necessario

Secondo me, alla luce di quanto sta avvenendo nel mondo, al primo Stato che rinuncierà all'€uro scoppierà la Terza Guerra Mondiale. E io vorrei che l'Italia uscisse dall'€uro.

domenica 18 agosto 2013

Ci pensi mai alla tomba?

La morte è la destinazione finale di un lungo viaggio mentale e spirituale che chiamiamo vita. Non si può percorrere un tragitto senza tenere a mente quale sia il punto di arrivo. Ci sono molti modi per trascorrere il peregrinaggio dalla nascita alla morte: si può andare veloci; si può scegliere la strada più breve; ci si può annoiare per addormentarsi poco dopo la partenza, aspettando solo che si arrivi alla fine; oppure si può andare a piedi, lentamente, cercando di captare ogni singolo balzo d'insetto o il profumo di un fiore mentre si calpesta l'umida terra sotto l'erba, ascoltando la voce del Vento duce verso luoghi misteriosi.

Vivo sempre pensando di trovarmi sul letto di morte. Immedesimo me stesso in quell'istante, conscio che possa giungere in qualsiasi momento, per immaginarmi vecchio canuto e solo a rivangare in quel viaggio fantastico ogni luogo, ogni viso e ogni nozione, ogni avventura, ogni strada in cui - su consiglio del Vento - sono stato condotto e a rammaricarmi per quanto lasciato inesplorato. Vivo costantemente allo scopo di abbassare la percentuale dei rammarichi per rendere il più soddisfacente possibile quello che sarà il momento del mio trapasso, il mio giungimento alla meta.

Voglio fare, sapere e osservare il più possibile. Non mi accontenterò mai.

giovedì 15 agosto 2013

Le cose salle.

Ho sempre preferito "non mi va" a "non sono capace", perché non sono mai riuscito a mascherare la mia pigrizia a danno delle mie capacità. Personalmente ho sempre cercato di eccellere in tutto ciò che faccio, di comprendere ciò che non conosco, di conquistare nuovi lidi. Ovvio, non sempre ci sono riuscito, ma sempre ho tentato di misurarmi, di conoscere, di imparare, non per potermene vantare o per farmi riempire di complimenti - non so rinunciare alla sfida. Come posso vivere la mia vita senza tentare, senza spingermi oltre quanto già conquistato, senza patire gli sforzi (i "godless endeavours") che portano alla presa di quanto prima celavasi in ignoranza?

Quindi io penso: quando credo di non essere capace a comprendere come possa un uomo riuscire a vivere agiato nell'ignoranza, in realtà non mi va?

Boh

Già che l'ho ritirato fuori..

mercoledì 14 agosto 2013

Chi è con me?

Casinò, case chiuse e marijuana, e vi risanerò l'Italia. (che tanto già così è un puttanaio..)

mercoledì 29 maggio 2013

Osare per non posare



Io mi chiedo come sia possibile che in uno spazio temporale relativamente stretto una massa ingente di persone possa cambiare idea in una maniera talmente radicale tanto da farmi sentire un ingenuo, tale è lo spirito di auto-realizzazione e di scoperta con cui professano questo improvviso cambio di direzione. Sembra quasi che sia un coglione io a pensarla come la pensavo l'altro ieri.

Ma perché io continuo a pensarla così mentre gli altri si fanno sbattere i neuroni da una parete all'altra del cervello in una maniera così frenetica da concludersi in un moto costante e duraturo, così da apparire addirittura naturale?

Fin dai miei primissimi anni di vita, metti per l'appartenenza a due culture quasi totalmente differenti tra loro, metti perché i miei genitori, esponenti di queste due culture da cui traevo esempio, sono comunque personalità eccentriche tra i loro connazionali, mi sono sempre sentito un po' "fuori dal coro".
Quando si parla di mode, di comitive, di sport, di personaggi famosi o programmi televisivi non ho mai qualcosa da dire se non "mi dispiace, non conosco", perché effettivamente mai me n'è fregato un cazzo di stare a sentire blaterare una tizia semi-analfabeta tutto il pomeriggio in televisione insieme ad altri tizi più o meno analfabeti che altro non hanno da fare nella vita se non mettere bocca su ogni singola stronzata che succede nel mondo; ed eccoli che parlano di omicidi, di crisi, di rischi e di pericoli e se ne stanno a parlare per ore, li elencano e li approfondiscono, li discutono e poi li affermano col risultato che dopo 3 ore di terrorismo mediatico ininterrotto il tuo cervello ha ormai paura di tutto: non fai uscire tua figlia da sola la sera, perché chissà potrebbe succederle, o cosa potrebbe succedere ai tuoi genitori se non li chiami ogni 10 minuti e pensa se invece che usare 4 ruote ne usassi 2 e se raccogliessi una bacca selvatica che non è stata controllata da nessuno? potresti rimanerne avvelenato, sia mai che provi a stare un solo attimo distratto e senza pensieri: la tragedia è dietro l'angolo.
Così un uomo comune che non vede e non sente il magico scatolone nero, non viene raggiunto dalla "sensibilizzazione del rischio" e sa osare, diventa subito un impavido, anzi no: un ingenuo. Uno stolto, pietoso, imperdonabile ingenuo. Tu che non sai cosa stai facendo. Tu sei il male in ogni cosa. Tu sei colui che fa soffrire, il vaso di Pandora.

In una civiltà così sterile, così lontana ormai da madre natura, la sofferenza è paradossalmente qualcosa di onnipresente ma allo stesso tempo insopportabile.
Non si riesce più a vivere senza sofferenza, il cinema ci ha insegnato a vivere soffrendo, ci ha fatto credere che le uniche vite che valgano la pena di essere vissute sono quelle misere in lotta travagliate da dolore e incomprensione dove trionferà la morte o la resa ad una vita sofferente, abbiamo avuto l'educazione del "messo peggio" che ci ha portato ad una gara alla sofferenza dove timidi non sappiamo più raccontare le nostre gioie ma tendiamo ad elencare soltanto le misfatte, scaturendo così un vortice invincibile di asprezza e depressione che può solo aumentare, portando intere società a vivere una vita solitaria, chiusa e priva di gioia.
Dall'altra parte, non riusciamo ad affrontare la vera sofferenza. Quella vera sofferenza che nel mondo animale dal quale proveniamo è ordinaria amministrazione. Anche senza estremizzare, questa sofferenza apparteneva al nostro stesso passato, qualche secolo fa. La paura della sofferenza ci è venuta infatti forse soltanto negli ultimi decenni, quando non siamo stati più capaci di accettare neppure l'odore del rischio che ci rimanda al dolore. Siamo popoli imbelli, che non sanno osare e non vogliono godere, di conseguenza non possono valere. Le pubblicità continueranno sempre a farci sentire di meno il peso di queste cose che sotto sotto tutti sentiamo chiaramente, con slogan tipo "io valgo" e tanti accessorini, vestitini, lozioncine e bevande che ci faranno sentire superman. La realtà è che non contiamo un cazzo, perché non faremo mai un cazzo. Non faremo mai un cazzo perché abbiamo paura di tutto. Paura di metterci in discussione, paura di fallire, paura di deludere, paura di soffrire.

Qual è il valore di un uomo che non soffre? Quale quello di chi non sa gioire? Cosa vale la vita di chi ha sempre tenuto i piedi sui percorsi battuti, e non ha mai esplorato le spinose foreste delle profumose gaggie in fiore? Chi è colui che ha sempre ascoltato? Chi è colui che ha voluto insegnare? Quanto vale il sapore di ogni singola scoperta, che mai potrà essere raccontato, insegnato o descritto?

Ci si muove ormai con cautela, ma la cautela è la nemica della scoperta, e la scoperta è sinonimo di esperienza. Non lo studio, ma la scoperta.
Scoprendo le cose da soli possiamo avere un'opinione critica personale, possiamo affermarci e conoscere di più anche noi stessi, riuscendo ad apprezzarci di più. Scopri da solo per scoprire te stesso. Uno slogan che sarebbe bello facesse breccia in una società che purtroppo pare non avere più autostima e che precipita in un baratro di invidia, cattiveria e solitudine.
In un simile stato d'animo, è facile controllarci. Si gioca delicatamente sulla paura: un po' più di qua, un po' meno di là. Non è difficile eliminare ciò che è scomodo se i tempi sono duri e lo puoi usare come capro espiatorio. Così con la paura le menti ascoltano, le menti temono, le menti cambiano. Repentinamente, continuamente, impazzite.

E così, incapaci di guidarci da soli, dobbiamo cercarci dei maestri.
Ma i maestri, cari miei, non esistono più. Sono stati risucchiati dal business. Quelli che non sono risucchiati, vengono occultati. Così ormai il maestro è solo il capo di una setta che ti riempie di stronzate per puro interesse personale. Siamo in una situazione disastrosa e per tirarcene fuori non possiamo che fare affidamento a noi stessi. Dobbiamo tapparci le orecchie, non possiamo più ascoltare le voci che vengono dall'alto, le uniche melodie che ci possono raggiungere devono venire dal cuore di chi ci sta accanto. Ma non dobbiamo avere paura. Mai più possiamo essere bloccati dal terrore. Le nostre paure sono l'arma più potente al servizio di chi ci può controllare. Non dobbiamo mai averne, mai.

lunedì 13 maggio 2013

Vietato l'accesso

Ho fatto la mia solita passeggiatina a Montelanico alla fontana con la bici oggi, ma siccome ho trovato troppa fila a prendere l'acqua, ho deciso di perdere tempo, ho tirato dritto e ho cominciato a pedalare, pedalare, pedalare su una strada "stellata" come dice mia madre, fino a raggiungere questo scorcio di panorama:




nel frattempo il mio grande Sony Sola non riconosceva più la SD per memorizzare le foto, quindi l'ho riavviato ho fatto le foto e ho ricominciato a pedalare, pedalare, pedalare e ho raggiunto un bivio dove ho optato per la destra, visto che a sinistra il percorso si faceva alquanto rischioso per la bici (mezzo metro di carreggiata sterrata in curva) e mi sono ritrovato ad un certo punto dinanzi ad una striminzita catenella cui era posto un cartello recante la scritta "vietato l'accesso". Ora, la scritta non citava cose come proprietà private o zone militari, ma siccome dietro a queste cose vi è probabile trovare in genere bestie da guardia, trappole vietnamite, filo spinato, mine antiuomo, uomini delle nevi così come è probabile trovarvi il nulla più totale, non ho preferito comunque proseguire, col risultato che ora il mistero della strada oltre il cartello non mi sarà mai svelato, insieme al motivo dell'esistenza di quel cartello. Perché interrompere una strada in un modo simile? Perché?



Alla fine l'acqua non l'ho presa, ma mi sono fatto una bella passeggiata.

P.S. : Ho avuto anche un piacevole incontro con un serpentello, 40-50 cm di lunghezza, scuro, probabilmente innocuo, ci siamo fermati nello stesso istante, e, dopo qualche attimo di studio, il rettiloide ha deciso di concedermi la grazia del transito. Ho apprezzato parecchio, grazie.

lunedì 6 maggio 2013

Il gobbo




E' morto Andreotti: per il prossimo mese i giornali non parleranno d'altro, nel frattempo, lontano dalle luci dei riflettori, il governo Letta potrà aggiustarsi beatamente i cazzi suoi. La morte: l'ultimo servizio a uno Stato ladro prestato dal gobbo.

Muore Andreotti, il tribunale conferma: rapporti con la mafia [almeno] fino al 1980 - ma ora passiamo al calcio...

Andreotti muore. La televisione pubblica faccia il suo dovere: dedicategli uno speciale di 3 ore in prima serata e CHE NON SE NE PARLI PIU'.

Morto a 94 anni il 7 volte campione d'Italia Giulio Andreotti. L'atleta più volte indagato per doping con mafiriina.

Morto il gobbo della politica italiana: i politici non sanno più dove leggere, la mafia non sa più dove scrivere.

Ieri ore 12.25 è morto in libertà l'ennesimo delinquente.

Da ieri le parole "potere" e "mistero" hanno un significato in più.

Muore Andreotti, SkyTG24 esplora le strade della "sua" Roma. Lo spirito: "Ma eo era de Signi!?"

Muore Giulio Andreotti. Sinceramente, era ora.

Ma, ora che è morto, diventerà buono pure Andreotti?

venerdì 3 maggio 2013

Droga per gatti


No.
Allora, stavo per una volta sul divano che guardavo la televisione quando, prima dei Simpsons, passa una pubblicità strana, per non dire inquietante, pensavo fosse lo spot di una clinica o di un antipulci, e invece era la pubblicità di una droga, o quasi.
Lo spot inizia col disegnino di un gatto che fa guai per casa mentre il narratore interroga: "il tuo gatto fa la pipì in giro, graffia i mobili, ha paura?" e fino ai mobili non mi ero preoccupato, ma sulla paura ho captato una nota sinistra e infatti "la soluzione", rivela poi la voce "è Feliway!", ovvero "un diffusore di feromoni che crea un ambiente di benessere per il tuo gatto. Feliway: il segreto per la felicità dei gatti".



Come spiega il sito web, questo prodotto basa la sua efficacia sulla "feromono-terapia", cioè una continua diffusione nell'aria e quindi somministrazione al gatto di feromoni, delle sostanze che gli animali secernono per scambarsi dei segnali tra di loro. "La percezione dei fermoni", confessano, "provoca un cambiamento subconscio del comportamento", un po' come fanno le droghe, ma la ditta rassicura: "è una soluzione innovativa e naturale".
Sul sito sono poi presenti testimonianze (ovviamente positive) sul prodotto e documentazione nella quale Feliway è visto come il grande risolutore di una lunga serie di problemi, ad esempio nella sezione Problemi di convivenza tra gatti si dice che in una situazione di convivenza tra più gatti che dimostrino aggressività l'uno verso l'altro, è importante prima di tutto che venga deflagrato il prodotto in ogni angolo della casa, per poi prendere anche delle accortezze tipo che ne so, dargli una lettiera a testa o mettere il cibo in ciotole diverse, queste cose stupide che nessuno fa più. Del resto chi ci andrebbe mai a pensare che due gatti che cacano nella stessa sabbia potrebbero avere una piccola discussione nel momento in cui gli scappasse da cacare insieme? Queste sono stupidaggini, sono sicuro che Feliway risolverà tutto senza che io faccia niente.

Ma andiamo a ricalcare un po' l'albero genealogico di Feliway, vediamo chi è la mente dietro a questo spot tanto malvagio da rappresentare appieno l'entità del prodotto.
Feliway è un marchio registrato di CEVA Corporate, la nuova faccia di Sanofi Santé Nutrition Animale, un braccio del noto gruppo farmaceutico Sanofi-Aventis, nato dalla fusione di Sanofi-Synthélabo con Aventis.
Sanofi-Synthélabo è, a sua volta, il risultato della fusione tra i gruppi farmaceutici di L'Oreal (Synthélabo) e Total (Sanofi). La prima è un'azienda produttrice di cosmetici che possiede la maggior parte delle grandi marche del settore, dalle più accessibili come Garnier, Maybelline Ney York, Elvive, Revitalift, Studio Line, alle più professionali come Kérastase, ai profumi Yves Saint Laurent, Diesel, Giorgio Armani, Harley Davidson, Lancôme, Ralph Lauren; il suo maggiore azionista è la figlia del fondatore Eugène Schueller, Lilliane Bettencourt, donna più ricca di Francia e seconda più potente del mondo secondo Forbes, nonché moglie del politico francese André Bettencourt, difatti il 3,9 % dell'azienda appartiene al Ministero del Tesoro francese, mentre il 26,4% è di proprietà della Nestlé. La Total S.A. invece è una compagnia petrolifera francese tra le sei più potenti al mondo che ha inglobato durante la sua storia, quasi centenaria, altre importanti compagnie del settore come ELF, ERG e Fina ed è, come ogni compagnia petrolifera che si rispetti, impelagata in ogni tipo di controversia legale anche in Italia dove sono stati portati sotto processo alcuni dipendenti più l'amministratore delegato di Total Italia (arrestato) e l'ex deputato del PD Salvatore Margiotta, oggi senatore.
Dall'altra parte, Aventis è il frutto di una fusione tra numerosi gruppi tra i quali spicca la tedesca Hoechst, una delle grosse aziende costituenti, insieme a BASF, Bayer e AGFA, della IG Farben, al tempo produttrice dello Zyklon-B, l'agente tossico delle camere a gas naziste.
Ad oggi, la Sanofi possiede, tra gli altri, i marchi Enterogermina, Maalox, Lisomucil, e una linea di medicinali firmati San Pellegrino.

venerdì 19 aprile 2013

Sentimento

C'è un sentimento dentro.. un sentimento di rifiuto.. non accetto.. omologazione.. diversità.. non riesco a confinarlo, non riesco a etichettarlo..
Non voglio.
Una rabbia.. la felicità.. una sorpresa, una nuova rivelazione, l'illuminazione.. per vedere quanto fuori tutto sia buio, o l'oscurità.. per sentire quando è fredda la luce al neon di un sole vuoto e artificiale appeso a un muro.. quanto poco di vero c'è in noi e nelle nostre vite.. in quello che tocchiamo, in quello che facciamo.. quanto poco..

C'è chi abbatte un albero e la chiama pulizia.
C'è chi si immerge in farmaci, creme e saponi e se stai seduto su un prato ti chiama zingaro, arabo, hippie e tanti altri nomi basta che ti differenzia, perché l'importante è differenziare, mica la spazzatura, bisogna differenziare ciò che è "diverso" da ciò che è "normale" e la bellezza di tutto ciò è che dei due termini quello che cade in negativo è il primo. E allora insultatemi se vi dico che la vostra cazzo di Aspirina non me la prendo, se vi dico che è meglio piantare un pomodoro piuttosto che andare a "lavorare", o meglio quella schiavitù volontaria che chiamano con questo nome, calpestatemi se i miei capelli sono disordinati e i miei vestiti non di moda, uccidetemi se infrango ciò che per voi è scontato.
Non mi lamenterò.
Mi bastano una canna e un forcone: le vostre malelingue, i vostri occhi accusatori, i giudici indici, le risa nervose.. cose lontane anni luce.

Voi lo chiamate EROE uno che passa la sua vita a fare cose che odia per permettere il nulla ai propri figli? Il nulla, perché giocattolini, televisione, un'istruzione deviata e una macchina sono il nulla. L'eroe è un combattente. L'eroe è stato sempre un vincitore, o per lo meno un morto di gloria. Non è mai stato uno schiavo. Quello che tutti i giorni si alza presto la mattina per farsi 3 ore di viaggio e arrivare in un posto che detesta dove è costretto a stare zitto e a dimenticarsi di tutto ciò che c'è al di fuori è uno schiavo, non di certo un eroe. L'eroe è colui che dice basta, che getta il bastone a terra alza lo sguardo al cielo e grida libertà. L'eroe è colui che combatte per la propria famiglia, non per garantirsi che la sua famiglia faccia almeno la sua fine. L'eroe è infantile. L'eroe non sa essere responsabile quanto lo schiavo, pronto a vendersi pur di mantenersi. L'eroe è pronto a morire. L'eroe magari non conosce la vera sofferenza, ma per questo non la teme. L'eroe ha forse meno forza dello schiavo, per questo non sa sopportare. Ma se anche lo schiavo, con la sua forza, aiutasse l'eroe, non se ne scamperebbe nessuno.
Ormai però è coscienza comune che gli eroi facciano una finaccia, si dice "fare l'eroe", come se in ogni caso andrà a finire male. Così intanto che nessuno "fa l'eroe" e tutti tengono salva la pelle, coloro che si inventano i nostri desideri (loro che ci fanno venire fame di inutilità, gli stessi che ci fanno produrre queste inutilità e che mentre lavoriamo per produrre inutilità ci danno i soldi per pagarci l'inutilità) fanno di noi ciò che vogliono. Ci alzano e ci abbassano la paga, le ore di lavoro, ci trasferiscono, fanno pagare di più il cibo, la casa, la vita, così devi lavorare di più ma a meno, ci umiliano giorno dopo giorno senza alcun pudore.
Come si può vivere così?
Come fanno i nostri padri a vivere così? Come fanno, quegli eroi? Come fanno a pagare una casa, il cibo, l'energia, la famiglia? Si devono compromettere.
E' un sistema in cui è necessario saperti compromettere. Magari anche innocentemente, ma devi saper approfittare delle piccole scappatoie. Ed ecco perché servono così tanti giuristi: perché quando il tuo lavoro oltre la schiavitù è quello di approfittare di causette, false dichiarazioni e piccole evasioni, un notaio o un avvocato insieme a un commercialista sono necessari.
Ovvio, non sto dicendo che siamo tutti figli di criminali. Sto solo esaminando quanto tristemente questo sistema ti porti ad avere sempre quel piccolo scheletrino nell'armadio che ti renda complice e quindi ti neutralizzi di fronte alla lotta alle autorità. Perché non puoi essere il primo ad essere corrotto e accusare di corruzione gli altri, e allora tutti stanno zitti, tutti accettano questo mondo di merda in una rabbia sommessa, in una vera lotta quotidiana che però è controproducente di natura, poiché è contro se stessi. L'eroe combatte contro se stesso solo quando sta per arrendersi, combatte contro se stesso per vincersi e continuare a lottare contro il nemico. L'eroe non combatte se stesso per restare perennemmente nella resa, per servire docilmente.

Un eroe deve saper aprire il suo armadio e rivelare al mondo i suoi scheletri, lui per primo, non deve nascondersi e farsi scoprire dagli altri. Deve essere lui il primo a dire: "sì, questo sono io, questi i miei difetti, e queste le mie ragioni".
Un eroe non può avere paura di se stesso.
Un eroe deve vincersi, deve uscire dalla resa e iniziare a combattere per la sua vera vita, i suoi veri ideali, per la sua aria e la sua acqua, perché la sua famiglia possa vivere felice, non sopravvivere.
Un eroe deve essere testardo.

Un eroe un giorno si alzerà, andrà dal suo capo e si licenzierà, tornerà a casa e prenderà i suoi figli, inizierà a camminare sull'erba e a raccontargli la sua vita. Poi si fermerà sotto un melo, accennerà alla Genesi, e celebrerà con un morso la conoscenza del bene e del male. Poi arriverà un esattore delle tasse, che farà causa a lui e all'albero, perché i diritti della mela non sono stati pagati alla Monsanto che ormai s'è brevettata tutti i semi del mondo. Qui il nostro eroe ha il dovere del cazzo di dargli una capocciata sul setto nasale e di lasciar sanguinare quel verme per terra, mentre scompare coi figli all'orizzonte ridente, gaudente dei frutti della Terra.

In sostanza, il lavoro non rende liberi, né lo fanno i soldi, quindi smettetela di essere ossessionati dai gingillini che costano tanto ma non servono a un cazzo quindi alla fatica inumana che dovete fare per ottenerli, pensate piuttosto a come potreste vivere una vita migliore spendendo meno quindi avendo meno. Provate a farvi le cose da soli. Le cose necessarie da soli. Poi potreste anche imparare a farvi collanine e stronzatelle, ma se conquisterete autonomia nelle necessità sarà già un mondo migliore per voi. Questo è eroismo.
Siamo dominati da gente che ci controlla grazie ai soldi, quindi alle cose che ci compriamo, ripeto: coloro che ci fanno comprare sono gli stessi che ci fanno produrre, ci fanno vendere le cose a noi stessi, e allora perché non farci le cose da soli? Questo significa tenere il coltello dalla parte del manico, non sputare su un poliziotto, schiavo più di noi. Non lottiamo tra di noi. Lottiamo per noi.



P.S. : Io domattina devo andare a "lavoro", non ho figli ma qualche capocciata a qualcuno la darei volentieri.. Buonanotte

Un po' de canzoni:

Caparezza - Bonobo Power:

"Per dare sfogo alla sua rabbia, Luigi imbracciò la chitarra elettrica e divenne una rock star. Durante un concerto al magazzino del legno, spaccò lo strumento sull'amplificatore creando un varco spazio temporale che riportò l'umanità alla sua essenza.."


Devo - Beautiful World:


La versione dei Rage Against The Machine:



venerdì 5 aprile 2013

Soldi e lavoro

Soldi = ti servono.
Ti servono per mangiare.
Ti servono per avere un letto nel quale dormire.
Ti servono per imparare.
Ti servono per avere un mezzo col quale muoverti.
Ti servono per alimentarlo.
Ti servono per farti una famiglia ed avere una casa dove accudirla.
Ti servono per bellezza.
Ti servono per quel qualcosa in più.
Ti servono per lavorare.
Ti servono per cominciare, per poterne fare altri.
Ti servono per invecchiare.
Ti servono per cure, medicinali e soggiorni in case di riposo.
Ti servono per morire.
Servono a metterti in una scatola buia sepolta metri sotto terra.

Lavoro = Se li vuoi.
Se vuoi i soldi, devi spendere sudore.
Se li vuoi, devi piegarti e sopperire.
Se li vuoi, devi rinunciare a qualcosa.
Se li vuoi, devi fare cose che non vuoi.
Se li vuoi, devi conoscere lati inquietanti.
Se li vuoi, devi fare dei sacrifici.
Se li vuoi, devi stare zitto.
Se li vuoi, devi dire di sì.
Se li vuoi, devi funzionare.
Se li vuoi, devi venderti.

Ciò che più mi stupisce quando osservo questo mondo maledetto è la carenza d'interesse della gente comune nei riguardi di ciò che fanno. Più che carenza d'interesse forse bisogna chiamarla "minore sentimento d'importanza", qualcosa di più semplice non mi viene, suggeritemelo voi. La maggior parte della gente prova piacere a condividere momenti che della loro vita giudicano belli quando si trovano a contatto con la natura, pur non essendone necessariamente coscienti in quel momento. Attimi di sport, pic-nic, panorami, viaggi, gatronomie, arte. Sono momenti in cui la macchina stupefacente che è il corpo umano è in ammirazione della natura, sia essa nella sua (umana) biologia, sia nella maestosità di un paesaggio, sia nella complessità di un pensiero in un attimo in cui queste tre cose sono perfettamente in simbiosi.
Dico che la maggioranza degli abitanti del popolo industrializzato (ciò per cui oggi si intende con "gente comune") provi piacere nel ricordare queste immagini poiché sono quegli istanti in cui hanno posto quel maggior riguardo in quella determinata cosa. Mi spiego: l'uomo pone più attenzione al piacere che al dovere, conseguentemente è molto più attento a cosa accade mentre si sta sentendo bene, fa più attenzione ai particolari, ragiona sui perché, prova a coordinarsi, si organizza, ottimizza, cerca la perfezione.
Il mondo del dovere è tutto il contrario.
Il mondo del dovere nella visione moderna è un mondo di assenza di piacere.
L'assenza di piacere provoca automatismo, svogliatezza, accettazione.
I gesti quotidiani di una persona su un posto di lavoro assumono una connotazione sempre più opaca, vengono assorbiti dall'automatismo e perdono di significato. Le credenze, le fedi e gli ideali di un singolo vanno a farsi fottere sul posto di lavoro. Sei costretto a venderti per vendere per poter comprare la vita. Sei costretto ad accettare ognuna di quelle cose che non sopporti, contro le quali combatti nella tua vita privata. Sei costretto a fregartene e a continuare a compiere quei gesti controvoglia per tutta la vita, o almeno per i suoi anni migliori. Sei costretto a vederti deturpare e a vedere deturpata la tua Terra, che tanto hai amato in quegli scatti così intellettualmente lontani, in una secca posizione di impotenza.
Così si va a morire, noi col nostro pianeta.

Questa è una realtà che non si presenterebbe nel caso in cui dovere e piacere coincidessero: in questo caso l'uomo sarebbe in grado di innestare un'evoluzione costante della sua professione nel ricordo e nella ricerca di quel locus amenus tanto ammirato, si cercherebbe di rendere il proprio ambiente lavorativo nel perseguimento di quell'ambiente ricreativo così perfetto.

Questo non è ciò che succede nel mondo industrializzato.

Photo by Alberto Campagna

"Niente comici e froci al governo"

Anche la mafia ha manifestato la sua paura.

domenica 31 marzo 2013

Il nuovo superuomo

Quando ti alzi la mattina, fatti una bella tazza di Zymil e Korn Flakes, poi giù un buon Actimel e subito in bagno a farti una doccia con Dove e Fructis, usa il Braun per asciugarti poi spalmati la Gillette su tutto il viso per farti la barba, Nivea quando hai fatto, e Axe sotto le ascelle, metti l'Aquafresh sul Mentadent, risciaqui con Listerine, un Nescafè al volo e sei pronto per faticare. Aspetta, hai un po' di emicrania, manda giù questa Bayer con un po' di San Benedetto. A pranzo puoi scegliere: McDonald's fuori o Findus a casa? Facciamo un Mars al volo e Daygum per i denti. Se senti la stanchezza, bevi una Monster. Hai del bruciore di stomaco, forse è lo stress, ti serve un Gaviscon. Se hai ancora sete non puoi rinunciare a una bella Coca-Cola. Mentre cammini sul marciapiede in città può capitare che ti senti il naso chiuso, risolvilo con Vicks. Finalmente a cena hai mezz'ora per goderti una bella pizza Buitoni all'italiana, mandi giù con una Schweppes e chiudi con un Perugina. E' sera, è l'ora di uscire e spararsi un Magnum e tre-quattro Absolut-Red Bull, per iniziare il divertimento.

Poi torni a casa distrutto, puzzolente, sudato, con la testa che ti scoppia e lo stomaco che vuole trasferirsi, una diarrea cronica, l'alito pesante, i denti gialli, la fame, le bolle in faccia e le mani spaccate.

E non capisci perché.

Asterix e Obelix, loro, sì, avevano una pozione magica che gli dava superpoteri.
Queste non sono pozioni magiche. Questi sono veleni.
Veleni propinatici dai padroni del mondo, all'insegna del consumo, sfruttando ogni nostra debolezza fisica, mentale ed immunitaria che è la conseguenza del nostro stile di vita, che loro ci hanno insegnato. Ci hanno convinto ad inquinare l'aria col petrolio e poi a respirarcelo con Vicks. Ci hanno costretto ad inquinare il terreno con la diossina e poi a calmare la gastrite con Gaviscon. Ci hanno rubato il tempo regalandoci soluzioni pericolose: fast-food, caffeine istantanee, cibo congelato. Ci fanno credere che un olio naturale prodotto dal nostro corpo sia anti-igienico e da combattere con delle schiume chimiche, sterili. Ci chiedono ogni giorno di più al fine di poterci dare di più ogni giorno, ma cosa?
La domanda fondamentale del giorno.

Cosa? Dovete chiedervi cosa.
Cosa c'è dietro quello che vediamo. Cos'è dietro lo schermo a colori a convincerci che ci serve altro. Cos'è che ci spinge a desiderare delle inutilità. Cosa andiamo a comprare ogni giorno. Cosa ci manca. Cosa desideriamo. Cosa otteniamo. Cosa facciamo per ottenerlo. Cosa ci fa. Cosa abbiamo fatto. Cosa possiamo fare per rimediare. Di cosa abbiamo veramente bisogno. Bisogna individuare in cosa andiamo a spendere tutte le nostre fatiche ogni giorno. Bisogna avere molti dubbi. Bisogna essere pronti a cambiare, ad eliminare. Bisogna tapparsi le orecchie e spalancare gli occhi. Bisogna smettere di credere nelle pozioni magiche, bisogna iniziare a sentirsi bene.

Le pozioni magiche hanno un effetto benefico effimero che costa al nostro organismo svariati effetti collaterali a lungo termine, che poi andiamo a risolvere con delle panacee le cui altro non fanno se dare un lieve sollievo temporaneo sviluppando nel frattempo altre collateralità, da risolvere con altre panacee e quando la ruota inizia a girare sei finito, se manca una carta crolla il castello, vai nel panico, non sai più che fare, inizi a sentirti un inetto e a comportarti come un tossicodipendente. Questo non è un superuomo. Questo è soltanto uno schiavo malato.


Chiaccherate notturne vol. I

Nessuna buona chiaccherata notturna può iniziare senza una buona canna.
Nessuna buona chiaccherata notturna può essere riportata senza stare belli fatti.
Ho appena installato Blogger sul telefono e sto scrivendo dal letto in una rilassante posizione supina che molto probabilmente mi farà chiudere gli occhi prima che riesca a finire il post.

Dalla chiaccherata di stanotte è emerso che la crescita è una strana bestia, ti fa fare cose che non vuoi fare e ti fa dire cose che non vuoi dire. Ti fa vedere cose che non avresti mai voluto vedere. Con questo incipit sembra il post su MSN di un 14enne rimbambito, ma credo di aver capito sempre di più che la crescita non potrà essere capita se non sul letto di morte, quando starà per finire.
Durante la crescita si scopre e scoprendo ci si mette in discussione. Durante la crescita si vuole la filo-sofia e l'ignoranza, l'informazione e il menefreghismo, la luce e la cecità.
Ma poi diventa un fatto di scelta.
Bisogna scegliere se crescere ancora, se cambiare ancora, se mettersi ancora in discussione, se si è pronti a dubitare in ogni momento in tutto ciò che ci hanno passato per vero.
La crescita è riuscire a ricordare il mondo che ci si immaginava da bambini, maturare e sviluppare le competenze necessarie a realizzarlo, e non arrendersi alla realtà rimanendo infantili.
La crescita inizia con una protesta, una guerra intestina contro la scoperta di un mondo scialbo, privo di quella fantasia creativa e creatrice che caratterizza la vita infantile. Apatia. Distruzione. Straniamento. Bisogna rimanere lucidi se si vuole continuare a crescere.

La crescita non è buttare cemento su cemento e intensificare le produzioni.
La crescita non è abbandonarsi ad uno stipendio fisso da un lavoro di merda.
La crescita è creazione, non produzione.

La decrescita felice è una cosa da ricercare non solo in ambito politico, economico, ma per prima cosa in noi stessi. Bisogna ricordare i sogni, la visione, quel mondo ideale visto da un bambino dove il lavoro non sia solo un mezzo per fare i soldi e i soldi non siano l'unico mezzo per poter fare. Bisogna iniziare a vivere senza pensare ai soldi, come quando si era bambini e bisogna essere abbastanza maturi e cocciuti da trovare i modi per farlo.

Bisogna crescere, ma non nella democrazia, non nella società, non nel conto in banca.
Bisogna crescere dentro, bisogna comprendere e saper abbattere ciò che è ingiusto anche nella nostra vita di tutti i giorni. Una guerra quotidiana che possiamo portare avanti da soli, ognuno per sé, ma che ha effetti più devastanti di qualsiasi manifestazione di piazza. Se si comincia a rinunciare all'acqua imbottigliata, alla carne in scatola, ai cibi pronti, agli ortaggi confezionati, ai saponi, si fa il più grande danno possibile a chi governa il mondo.
E in questo modo si crea un mondo nuovo.


venerdì 29 marzo 2013

Composting

Ve lo scrivo con un po' di ritardo, ma sabato scorso era finalmente uscito un po' di sole dopo tutte quelle brutte giornate scure così ne ho approfittato per andare dal vicino a prendermi le pedane di legno per completare la mia scatola di compostaggio.
Vi giuro, è una soddisfazione.
Prendere di tutto: bucce della frutta, foglie secche, potatura, caffè usato, e buttarlo lì dentro.
Domenica io, Beatrice (la mia ragazza) e mia madre abbiamo pulito un po' in giardino e l'abbiamo già riempita. Effettivamente dovrei farne un'altra ma continua a piovere e a fare giornate di merda che mi costringono a posticipare di giorno in giorno.
Intanto posso vedere le evoluzioni del compostaggio sulla prima, tanto mai farà sole e mai potrò continuare a sistemare il terreno.

Cos'è la scatola di compostaggio: il metodo che ho usato io è quello della scatola rialzata, praticamente ho preso 4 pedane (a dire il vero una me la sono costruita con quello che ho trovato in casa) e le ho inchiodate assieme come 4 facce di un cubo, lasciando libere la facciata frontale e quella superiore, e ho poggiato il tutto su 4 foratini, in modo da farvi passare l'aria anche sotto. L'aria infatti è un fattore importante perché prima di tutto evita che ciò che buttiamo nella compostiera inizi a puzzare (nella compostiera ci va il rifiuto umido), in più favorisce ulteriormente il processo di decomposizione. In questo modo possiamo avere, in teoria, dell'ottimo terriccio fresco nel giro di 4 - 6 mesi (usando il composter annche meno, ma ancora non lo provo) e, cosa più importante di tutte, possiamo smaltire il rifiuto umido in modo naturale al 100%.

Il rifiuto umido difatti è una grande causa di spreco energetico e di inquinamento nel nostro Paese, poiché seppur facendo la raccolta differenziata gli impianti di smaltimento ecologici per i rifiuti umidi in Italia sono pochissimi e tutti saturi. Di conseguenza questo va a finire negli inceneritori insieme a tutto il resto, causando un notevole spreco di energia poiché per bruciare i rifiuti umidi, che in genere sono scarti alimentari, frutta e verdura, serve molta più energia. Provate a bruciare un'arancia fino a farla diventare cenere e vedete quanto vi ci vuole.

Insomma, questa è la scatola  di compostaggio, potete farvela anche a casa, più grande, più piccola, dipende dalle vostre esigenze, potete farne anche una mini in versione appartamento da tenere in balcone, molta gente in città lo fa, non puzza, non sporca, non inquina. Qualsiasi materia biodegradabile vi immetterete diverrà semplice terra che potrete gettare ovunque senza danneggiare minimamente l'ambiente.

Queste sono un paio di foto della mia:

Rudy, mia madre, e la compostiera

Hana e compostiera

giovedì 28 marzo 2013

Drop Out

Poche parole: un nuovo blog. Per sfogarsi, con la flebile speranza di informare, per osservare e commentare e magari reinventare un mondo ormai divorato da malvagità ed interessi, perso nelle contraddizioni, dominato da un'umanità destinata all'autodistruzione.

Si apre un nuovo blog con poche frasi pronunciate da una delle menti più discusse del decennio della pop-art, degli hippie, delle droghe - queste sono le parole dello psicologo statunitense Timothy Leary, come dall'intro dei Tool a Third Eye (nel live pubblicato nel loro box-set Salival):
"Throughout human history, as our species has faced the frightening, terrorizing fact that we do not know who we are, or where we are going in this ocean of chaos, it has been the authorities — the political, the religious, the educational authorities — who attempted to comfort us by giving us order, rules, regulations, informing — forming in our minds — their view of reality. To think for yourself you must question authority and learn how to put yourself in a state of vulnerable open-mindedness, chaotic, confused vulnerability to inform yourself."

"Durante la storia, l'umanità ha dovuto affrontare il fatto angoscioso, terrificante di non sapere chi siamo, o dove siamo diretti in questo oceano del caos. Sono state le autorità - politiche, religiose, educative - che hanno cercato di consolarci dettando ordini, regole, informandoci - formando la nostra mente - nella loro visione del mondo. Per pensare indipendentemente devi prima mettere in discussione le autorità e saperti porre in uno stato vulnerabile di apertura mentale, vulnerabilità caotica, confusa per informarti da solo."
(ve l'ho pure tradotto, non avete scuse)


Pensate da soli, discutete le autorità.