venerdì 19 aprile 2013

Sentimento

C'è un sentimento dentro.. un sentimento di rifiuto.. non accetto.. omologazione.. diversità.. non riesco a confinarlo, non riesco a etichettarlo..
Non voglio.
Una rabbia.. la felicità.. una sorpresa, una nuova rivelazione, l'illuminazione.. per vedere quanto fuori tutto sia buio, o l'oscurità.. per sentire quando è fredda la luce al neon di un sole vuoto e artificiale appeso a un muro.. quanto poco di vero c'è in noi e nelle nostre vite.. in quello che tocchiamo, in quello che facciamo.. quanto poco..

C'è chi abbatte un albero e la chiama pulizia.
C'è chi si immerge in farmaci, creme e saponi e se stai seduto su un prato ti chiama zingaro, arabo, hippie e tanti altri nomi basta che ti differenzia, perché l'importante è differenziare, mica la spazzatura, bisogna differenziare ciò che è "diverso" da ciò che è "normale" e la bellezza di tutto ciò è che dei due termini quello che cade in negativo è il primo. E allora insultatemi se vi dico che la vostra cazzo di Aspirina non me la prendo, se vi dico che è meglio piantare un pomodoro piuttosto che andare a "lavorare", o meglio quella schiavitù volontaria che chiamano con questo nome, calpestatemi se i miei capelli sono disordinati e i miei vestiti non di moda, uccidetemi se infrango ciò che per voi è scontato.
Non mi lamenterò.
Mi bastano una canna e un forcone: le vostre malelingue, i vostri occhi accusatori, i giudici indici, le risa nervose.. cose lontane anni luce.

Voi lo chiamate EROE uno che passa la sua vita a fare cose che odia per permettere il nulla ai propri figli? Il nulla, perché giocattolini, televisione, un'istruzione deviata e una macchina sono il nulla. L'eroe è un combattente. L'eroe è stato sempre un vincitore, o per lo meno un morto di gloria. Non è mai stato uno schiavo. Quello che tutti i giorni si alza presto la mattina per farsi 3 ore di viaggio e arrivare in un posto che detesta dove è costretto a stare zitto e a dimenticarsi di tutto ciò che c'è al di fuori è uno schiavo, non di certo un eroe. L'eroe è colui che dice basta, che getta il bastone a terra alza lo sguardo al cielo e grida libertà. L'eroe è colui che combatte per la propria famiglia, non per garantirsi che la sua famiglia faccia almeno la sua fine. L'eroe è infantile. L'eroe non sa essere responsabile quanto lo schiavo, pronto a vendersi pur di mantenersi. L'eroe è pronto a morire. L'eroe magari non conosce la vera sofferenza, ma per questo non la teme. L'eroe ha forse meno forza dello schiavo, per questo non sa sopportare. Ma se anche lo schiavo, con la sua forza, aiutasse l'eroe, non se ne scamperebbe nessuno.
Ormai però è coscienza comune che gli eroi facciano una finaccia, si dice "fare l'eroe", come se in ogni caso andrà a finire male. Così intanto che nessuno "fa l'eroe" e tutti tengono salva la pelle, coloro che si inventano i nostri desideri (loro che ci fanno venire fame di inutilità, gli stessi che ci fanno produrre queste inutilità e che mentre lavoriamo per produrre inutilità ci danno i soldi per pagarci l'inutilità) fanno di noi ciò che vogliono. Ci alzano e ci abbassano la paga, le ore di lavoro, ci trasferiscono, fanno pagare di più il cibo, la casa, la vita, così devi lavorare di più ma a meno, ci umiliano giorno dopo giorno senza alcun pudore.
Come si può vivere così?
Come fanno i nostri padri a vivere così? Come fanno, quegli eroi? Come fanno a pagare una casa, il cibo, l'energia, la famiglia? Si devono compromettere.
E' un sistema in cui è necessario saperti compromettere. Magari anche innocentemente, ma devi saper approfittare delle piccole scappatoie. Ed ecco perché servono così tanti giuristi: perché quando il tuo lavoro oltre la schiavitù è quello di approfittare di causette, false dichiarazioni e piccole evasioni, un notaio o un avvocato insieme a un commercialista sono necessari.
Ovvio, non sto dicendo che siamo tutti figli di criminali. Sto solo esaminando quanto tristemente questo sistema ti porti ad avere sempre quel piccolo scheletrino nell'armadio che ti renda complice e quindi ti neutralizzi di fronte alla lotta alle autorità. Perché non puoi essere il primo ad essere corrotto e accusare di corruzione gli altri, e allora tutti stanno zitti, tutti accettano questo mondo di merda in una rabbia sommessa, in una vera lotta quotidiana che però è controproducente di natura, poiché è contro se stessi. L'eroe combatte contro se stesso solo quando sta per arrendersi, combatte contro se stesso per vincersi e continuare a lottare contro il nemico. L'eroe non combatte se stesso per restare perennemmente nella resa, per servire docilmente.

Un eroe deve saper aprire il suo armadio e rivelare al mondo i suoi scheletri, lui per primo, non deve nascondersi e farsi scoprire dagli altri. Deve essere lui il primo a dire: "sì, questo sono io, questi i miei difetti, e queste le mie ragioni".
Un eroe non può avere paura di se stesso.
Un eroe deve vincersi, deve uscire dalla resa e iniziare a combattere per la sua vera vita, i suoi veri ideali, per la sua aria e la sua acqua, perché la sua famiglia possa vivere felice, non sopravvivere.
Un eroe deve essere testardo.

Un eroe un giorno si alzerà, andrà dal suo capo e si licenzierà, tornerà a casa e prenderà i suoi figli, inizierà a camminare sull'erba e a raccontargli la sua vita. Poi si fermerà sotto un melo, accennerà alla Genesi, e celebrerà con un morso la conoscenza del bene e del male. Poi arriverà un esattore delle tasse, che farà causa a lui e all'albero, perché i diritti della mela non sono stati pagati alla Monsanto che ormai s'è brevettata tutti i semi del mondo. Qui il nostro eroe ha il dovere del cazzo di dargli una capocciata sul setto nasale e di lasciar sanguinare quel verme per terra, mentre scompare coi figli all'orizzonte ridente, gaudente dei frutti della Terra.

In sostanza, il lavoro non rende liberi, né lo fanno i soldi, quindi smettetela di essere ossessionati dai gingillini che costano tanto ma non servono a un cazzo quindi alla fatica inumana che dovete fare per ottenerli, pensate piuttosto a come potreste vivere una vita migliore spendendo meno quindi avendo meno. Provate a farvi le cose da soli. Le cose necessarie da soli. Poi potreste anche imparare a farvi collanine e stronzatelle, ma se conquisterete autonomia nelle necessità sarà già un mondo migliore per voi. Questo è eroismo.
Siamo dominati da gente che ci controlla grazie ai soldi, quindi alle cose che ci compriamo, ripeto: coloro che ci fanno comprare sono gli stessi che ci fanno produrre, ci fanno vendere le cose a noi stessi, e allora perché non farci le cose da soli? Questo significa tenere il coltello dalla parte del manico, non sputare su un poliziotto, schiavo più di noi. Non lottiamo tra di noi. Lottiamo per noi.



P.S. : Io domattina devo andare a "lavoro", non ho figli ma qualche capocciata a qualcuno la darei volentieri.. Buonanotte

Un po' de canzoni:

Caparezza - Bonobo Power:

"Per dare sfogo alla sua rabbia, Luigi imbracciò la chitarra elettrica e divenne una rock star. Durante un concerto al magazzino del legno, spaccò lo strumento sull'amplificatore creando un varco spazio temporale che riportò l'umanità alla sua essenza.."


Devo - Beautiful World:


La versione dei Rage Against The Machine:



venerdì 5 aprile 2013

Soldi e lavoro

Soldi = ti servono.
Ti servono per mangiare.
Ti servono per avere un letto nel quale dormire.
Ti servono per imparare.
Ti servono per avere un mezzo col quale muoverti.
Ti servono per alimentarlo.
Ti servono per farti una famiglia ed avere una casa dove accudirla.
Ti servono per bellezza.
Ti servono per quel qualcosa in più.
Ti servono per lavorare.
Ti servono per cominciare, per poterne fare altri.
Ti servono per invecchiare.
Ti servono per cure, medicinali e soggiorni in case di riposo.
Ti servono per morire.
Servono a metterti in una scatola buia sepolta metri sotto terra.

Lavoro = Se li vuoi.
Se vuoi i soldi, devi spendere sudore.
Se li vuoi, devi piegarti e sopperire.
Se li vuoi, devi rinunciare a qualcosa.
Se li vuoi, devi fare cose che non vuoi.
Se li vuoi, devi conoscere lati inquietanti.
Se li vuoi, devi fare dei sacrifici.
Se li vuoi, devi stare zitto.
Se li vuoi, devi dire di sì.
Se li vuoi, devi funzionare.
Se li vuoi, devi venderti.

Ciò che più mi stupisce quando osservo questo mondo maledetto è la carenza d'interesse della gente comune nei riguardi di ciò che fanno. Più che carenza d'interesse forse bisogna chiamarla "minore sentimento d'importanza", qualcosa di più semplice non mi viene, suggeritemelo voi. La maggior parte della gente prova piacere a condividere momenti che della loro vita giudicano belli quando si trovano a contatto con la natura, pur non essendone necessariamente coscienti in quel momento. Attimi di sport, pic-nic, panorami, viaggi, gatronomie, arte. Sono momenti in cui la macchina stupefacente che è il corpo umano è in ammirazione della natura, sia essa nella sua (umana) biologia, sia nella maestosità di un paesaggio, sia nella complessità di un pensiero in un attimo in cui queste tre cose sono perfettamente in simbiosi.
Dico che la maggioranza degli abitanti del popolo industrializzato (ciò per cui oggi si intende con "gente comune") provi piacere nel ricordare queste immagini poiché sono quegli istanti in cui hanno posto quel maggior riguardo in quella determinata cosa. Mi spiego: l'uomo pone più attenzione al piacere che al dovere, conseguentemente è molto più attento a cosa accade mentre si sta sentendo bene, fa più attenzione ai particolari, ragiona sui perché, prova a coordinarsi, si organizza, ottimizza, cerca la perfezione.
Il mondo del dovere è tutto il contrario.
Il mondo del dovere nella visione moderna è un mondo di assenza di piacere.
L'assenza di piacere provoca automatismo, svogliatezza, accettazione.
I gesti quotidiani di una persona su un posto di lavoro assumono una connotazione sempre più opaca, vengono assorbiti dall'automatismo e perdono di significato. Le credenze, le fedi e gli ideali di un singolo vanno a farsi fottere sul posto di lavoro. Sei costretto a venderti per vendere per poter comprare la vita. Sei costretto ad accettare ognuna di quelle cose che non sopporti, contro le quali combatti nella tua vita privata. Sei costretto a fregartene e a continuare a compiere quei gesti controvoglia per tutta la vita, o almeno per i suoi anni migliori. Sei costretto a vederti deturpare e a vedere deturpata la tua Terra, che tanto hai amato in quegli scatti così intellettualmente lontani, in una secca posizione di impotenza.
Così si va a morire, noi col nostro pianeta.

Questa è una realtà che non si presenterebbe nel caso in cui dovere e piacere coincidessero: in questo caso l'uomo sarebbe in grado di innestare un'evoluzione costante della sua professione nel ricordo e nella ricerca di quel locus amenus tanto ammirato, si cercherebbe di rendere il proprio ambiente lavorativo nel perseguimento di quell'ambiente ricreativo così perfetto.

Questo non è ciò che succede nel mondo industrializzato.

Photo by Alberto Campagna

"Niente comici e froci al governo"

Anche la mafia ha manifestato la sua paura.